Il bambino e la scuola: nel solco di Marcella Balconi

Tutte le questioni che interrogano chi si occupa dello sviluppo dei bambini transitano in questo libro di grande utilità, che mette al centro l’ascolto dell’altro e delle relazioni affettive, con la consapevolezza che nessuna delle funzioni di chi si prende cura deve soffocare le altre o essere cristallizzata in una prescrizione. II lavoro clinico dei due autori si inserisce nell’opera e nel pensiero di Marcella Balconi a cento anni dalla nascita e lo prosegue con intensità e coerenza, con la capacità di utilizzare una teoria “incarnata” nella relazione con il bambino invece che “applicata” in modo meccanico. Si gioca, si sogna, si cresce, in una dimensione profondamente relazionale e sociale (dalla prefazione di Anna Ferruta).

Il testo contiene un’apendice con alcuni scritti originali di Marcella Balconi e una sua bibliografia ragionata.

Il bambino e la scuola: nel solco di Marcella Balconi. Sviluppo emotivo e apprendimento in un approccio globale. Interlinea, Novara (pp. 177, 20 euro)

Visti di profilo

Un racconto scritto da Anotio Ferrara e Filippo Mittino, illustrato da Antonio Ferrara

Bacchilega, pp. 72, 10 euro

“Un giorno in classe spariscono le chiavi di casa della professoressa di matematica, lasciate in cattedra durante l’intervallo. Convocato d’urgenza il preside, vengono aperti gli zaini dei ragazzi e le chiavi vengono trovate nello zaino di Ciro, che però si dichiara innocente. La classe esplode in accuse reciproche: viene quindi coinvolto lo psicologo della scuola che chiede di parlare per due volte con tutti gli studenti di quella classe…”

Tutto fa pensare a un libro giallo, ma forse un giallo non è. Sicuramente è un libro che mette al centro la voce degli adolescenti con i loro guai, i loro desideri e le loro paure.

Il libro ha ricevuto una menzione speciale al Premio Lettarario Festival Giallo Garda.

 

Riorganizzare la speranza

A.Ferrara e F.Mittino, Riorganizzare la speranza

Ed. San Paolo 2018, pp. 112, euro 14,00

 

C’è il bambino che piange inconsolabile, il bambino sopraffatto da un litigio tra adulti, il bambino che è impossibile da portare dal pediatra, il bambino arrabbiato, il bambino curioso che resta inascoltato: storie che generano domande, che attivano processi di pensiero, che vanno a sondare le quotidiane fatiche dei genitori, ma soprattutto quelle dei bambini. Continua a leggere “Riorganizzare la speranza”

Dal settimo cielo al settimo piano: un libro per vivere

Dal settimo cielo al settimo paino. Un libro che nella giornata di oggi ha catturato in modo particolare la mia attenzione. Mi sono ritrovato tra le pareti gialle del mio studio a leggere, furtivamente, i sui capitoli tra un colloquio clinico e l’altro. Questo perché la forza del libro sta nella grande capacità di Leo di portarci dentro alla sua storia. La storia di un bambino sognatore che vede nel suo futuro il motocross. La storia di un’adolescente che vede il suo sogno infrangersi a causa di un tumore al ginocchio. La storia di una speranza che ogni tanto rischia di affievolirsi ma che in poco tempo si rigenera. La storia di un ragazzo che nella malattia ha incontrato un gruppo capace di sostenerlo.

Una storia, insomma, che narra quel concetto così tanto caro a Franco Fornari: riorganizzare la speranza. Leo aveva di fronte a sé un futuro che poteva trasformarsi in qualche cosa di drammatico, in un presente senza via d’uscita invece, grazie alla forza riscontrata nello sguardo dell’altro, è riuscito a fare della sua vita un nuovo sogno.

Questo libro è per tutti quelli che hanno il desiderio di vivere per qualche ora a stretto contatto con un adolescente che soffre e che sogna. Questo libro è per tutti quelli che non hanno affatto il desiderio di vivere per qualche ora a stretto contatto con un adolescente che soffre e che sogna. Questo libro è per tutti quelli che scelgono di vivere, di sporcarsi le mani con l’umanità che è fatta di sofferenze e sogni.
Ecco perché questo libro è per tutti, perché nessuno può decidere di fuggire all’aspetto umano della propria vita.

Willy Wonka: l’arte di essere padre

Willy Wonka è il personaggio che più ho amato da bambino, prima nell’interpretazione di Gene Wilder e poi nelle pagine del libro di Dahl. Da piccolo mi piaceva la magia di quel mondo e la stranezza degli Umpa Lumpa, ora sono affascinato dalla figura di Willy Wonka: un padre che, rendendosi conto che sta invecchiando, sceglie di consegnare la sua eredità. Non è però un compito facile e così istituisce un concorso che gli permette di conoscere alcuni dei possibili pretendenti. Lui accompagna tutti nella fabbrica e spiega loro alcune semplici regole utili a trasformare il bisogno di toccare e mangiare tutto in desiderio.

È una trasformazione complessa che non a tutti riesce e per questo ci sono gli Umpa Lumpa pronti a intervenire! Sarà Charlie a conquistare il cuore di Willy Wonka e a godersi l’eredità.

Ma per conoscere meglio le trame percorse dalla mente dei vari personaggi vi invito a leggere prima il libro di Dahl e poi La sfida dei papà scritto da Antonio Ferrara e da me perché in esso troverete un commento dettagliato del romanzo.

Buona lettura!

La sfida dei papà

Ferrara A., Mittino F. (2016). La sfida dei papà. Nove racconti sul padre alla prova dei figli adolescenti. San Paolo, Cinisello Balsamo.

Venuta meno la solidità della società, si fatica a mantenere saldo un ruolo di guida. Nella realtà italiana, l’attuale crisi economica da un lato e l’evoluzione rapida dei modelli sociali, di sviluppo e lavorativi dall’altro, hanno portato i padri italiani ad affrontare problematiche analoghe a quelle dei padri giapponesi, nel complesso incarico di supportare i figli nel loro percorso di crescita.

Quali sono i valori che i padri possono trasmettere ai propri figli se l’orizzonte di senso che aveva dato forma e sostanza alle loro azioni è venuto meno? Che tipo di guida può essere oggi un padre per i propri figli?

(dalla prefazione di Katia Provantina – Presidente Cooperativa Minotauro di Milano)

La Sfida dei papà è un vero e proprio catalogo di padri utile ragionare intorno al “ruolo paterno”, questo significa comprendere quali aspetti comportamentali e affettivi sia necessario giocare sulla scena educativa al fine di raggiungere l’obiettivo che è, in senso generale, la crescita del ragazzo. Dobbiamo farlo con la consapevolezza che – queIMG-20160624-WA0000(1)sto è un punto importante – il ruolo paterno non deve obbligatoriamente essere associato a una persona di sesso maschile o che realmente sia padre.

Il libro si pone in continuità con un libro precedente Scappati di mano, esso infatti condivide il modello di tipo narrativo inteso come una lente per poter leggere la realtà e apprendere essa.

Le storie scritte da Antonio Ferrara offriranno al lettore la possibilità di immergersi nella vita degli adolescenti e nel loro rapporto con il ruolo paterno. Sarà quindi possibile vestire i panni dei differenti personaggi e muoversi con essi. Il crearsi di uno spazio sospeso tra realtà e fantasia favorisce maggiormente il costruirsi di una giusta distanza tra il protagonista del racconto e il lettore, che non si sentirà né troppo coinvolto né troppo estraneo, così da favorire le funzioni elencate nel paragrafo precedente. Il mio commento che segue le storie si pone l’obiettivo di mettere in evidenza, attraverso i personaggi che abiteranno i racconti, alcuni tratti specifici del ruolo paterno che trovate sintetizzati nello schema grafico che segue questa introduzione attraverso simboli che ritroverete prima di ogni commento. Chiaramente, ogni racconto comprende più sfaccettature del ruolo paterno, ma si è scelto però di mettere in evidenza quella prevalente.

Ogni racconto metterà in scena un programma narrativo che permetterà di seguire le peripezie del personaggio lungo il suo percorso di vita. Il commento psicologico sarà quindi volto a evidenziare il programma narrativo che il protagonista del racconto deve portare a compimento (come, per esempio,costruirsi un progetto futuro), prendendo in considerazione l’intervento di possibili aiutanti od ostacoli al raggiungimento dell’obiettivo. Questo tipo di analisi permetterà di far luce sulle dinamiche affettive che guidano l’adolescente nelle sue scelte di vita.

Centrale è quindi la riflessione sulle dinamiche interne che guidano le scelte dell’adolescente, evidenziate dall’evolversi della figura del personaggio all’interno del racconto. Esso va quindi oltre a una semplice lettura dei significati perché indica, attraverso il ragionamento, anche una via di cambiamento. Il libro non va quindi considerato come un manuale di manutenzione del ruolo paterno ma come un laboratorio nel quale raccogliere stimoli, elaborarli mischiandoli con la realtà quotidiana e, infine, dare origine a modi di essere.

Il modello narrativo verrà utilizzato in altre due parti di questo libro: nell’ultimo capitolo lo si vedrà applicato a un romanzo per ragazzi (La fabbrica di cioccolato di Dahl) e dei cortometraggi (le avventure di Pippo), mentre nell’appendice si farà strumento per nominare le emozioni.

Gli schemi grafici curati dalla designer Chiara Gambarana permettono di cogliere in modo visivo sia gli elementi del modello narrativo che la teoria dei codici affettivi di Franco Fornari elenca. Inoltre si è scelto di rappresentare in modo grafico anche i vari aspetto del ruolo paterno, troverete un’icona prima di ogni commento a indicare la funzione prevalente messa in luce in quel racconto.

 

Va sottolineata la dimensione di “speranza” che emerge e si afferma nel lettore del libro. In un momento in cui la figura del padre è intensamente studiata a livello scientifico, nei convegni e negli scritti, soprattutto in relazione all’epocale cambiamento che oggi la connota e la caratterizza , la lettura del libro di Ferrara e Mittino infonde progressivamente un senso di umana compartecipazione e l’idea di “altri finali” possibili ,da ri-scrivere assieme a questi padri, ai padri che continueremo ad incontrare nei nostri Studi, a Scuola o nei gruppi di genitori, nella nostra vita. Le storie, se non rimangono un “oggetto statico” nella nostra mente , possono rappresentare uno strumento molto importante per “giocare”, nelle relazioni terapeutiche ma non solo.

(Dalla postfazione di Maurizio Stangalino – Neuropsichiatra Infantile)